E tu che genere fai? Consigli utili per avvicinarsi alla Musica.

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Stefano Migneco

Il genere è una connotazione davvero delicata in materia musicale. Spesso alcuni musicisti si pongono nei confronti di questo argomento con l’approccio di un fedele, concentrandosi esclusivamente al Credo a cui hanno aderito.

A mio umile avviso, l’errore sta nel concepire il rapporto causa – effetto: talvolta sembra che la musica che facciamo debba essere una conseguenza del genere da noi scelto. Facendo un attimo attenzione all’analisi storica della letteratura musicale, possiamo facilmente renderci conto che la musica è stata sempre un’espressione libera dell’uomo, scevra da qualsiasi vincolo.

Ciò che per la scuola precedente era un errore inaccettabile, per quella successiva diventava un tratto caratterizzante. Questa mia piccola riflessione vuole indicare che prima di ogni cosa viene il gesto artistico di un uomo (espressione di estro e di libertà), il genere è semplicemente una catalogazione per non lasciare troppo disordine nell’immenso patrimonio artistico che abbiamo.

Procedendo sulla stessa linea di pensiero, trovo che sia di vitale importanza per un musicista aprirsi a trecentosessanta gradi nei confronti della musica, senza pensare cosa si rock, classico, blues o jazz.

In un percorso didattico, “assaggiare” vari generi musicali è ampiamente costruttivo, sia tecnicamente che umanamente.

Come ho già detto nell’articolo La chitarra: studio pratico e personale. 5 motivi per cui dovresti studiarla, lasciandoti guidare dal tuo insegnante potresti incappare in alcuni “incontri musicali” del tutto inaspettati ed oltre a formarti tecnicamente possono spingerti a leggere un libro, a saperne di più su un periodo storico o su una generazione diversa dalla tua, a fare un viaggio.

Ho toccato questi argomenti del tutto al di fuori dalla pura materia musicale per sottolineare che la musica è estremamente legata al contesto storico e sociale in cui nasce.

Senza inoltrarci in argomenti troppo fuorvianti, vorrei elencarti dei consigli che possono tornarti utili quando ti avvicini alla musica e alla sua infinità di forme.

5 consigli per avvicinarsi allo studio della musica

  • Ti consiglio vivamente di partire dal suono prima di arrivare all’esecuzione di un intero brano. La musica ha bisogno di dedizione e di pazienza, gli esercizi propedeutici allo strumento sono di fondamentale importanza poiché ti fanno capire come riprodurre dei suoni chiari, definiti e quindi comunicativi.

Molto prima del mondo musicale in cui ci si muove c’è la qualità del suono.

  • Lasciandoti sempre guidare dal tuo insegnante, ti consiglio di curiosare sempre tra le pagine della storia della musica. Non cercare solo di riprodurre brani, la musica ha una sua storia e una sua evoluzione ed è importante capire da dove viene la melodia che stiamo suonando e quale musica suonava il compositore del brano che stai suonando, quali erano i suoi artisti preferiti (perché tutti, soprattutto i più grandi, hanno i loro).

Tutti gli artisti, soprattutto i più grandi, hanno avuto i loro idoli.

  • Condividi sempre col tuo insegnante i tuoi ascolti e sii insistente nel soddisfare tutte le tue curiosità, anche quelle che ti sembrano più sciocche. Discutendo col tuo insegnante dei tuoi ascolti, potrai arrivare a maturare delle capacità di ascolto che ti porteranno sempre più dentro le canzoni e aumenteranno il tuo appetito musicale.Procedendo in questa maniera, le lezioni di musica non saranno più una serie di studi da praticare per poter raggiungere gli obiettivi prefissati a inizio anno, bensì saranno vera e proprio ricerca musicale ed esplorazione dei brani e degli artisti che hanno cambiato la vita non solo a te, magari facendo da colonna sonora in un particolare momento della tua vita, ma al mondo intero.

Condividi col tuo insegnante i tuoi ascolti, domanda, discuti, scopri.

  • Segui sempre gli esercizi, gli studi e il repertorio che sceglie il tuo insegnante. La persona che tu chiami per impartirti lezioni è una persona competente con un ottimo percorso di formazione e una notevole esperienza, sa di sicuro come guidarti per arrivare ad avere una buona preparazione a tutto tondo.Importantissimo è anche dialogare col proprio insegnante, comunicando i brani che ti appassionano di più, gli esercizi che trovi più naturali e gli esercizi che invece sono più faticosi.
    Nel percorso che ti porterà ad avere questa buona conoscenza di base emergerà la tua personalità musicale, ormai pronta e formata per poter lasciare andare naturalmente la propria propensione stilistica: ebbene sì, il genere che più ti è congeniale emergerà naturalmente e sarà lui a scegliere te.Dando la precedenza alla musica, arrivare ad avere la propria identità musicale sarà un naturale traguardo nella crescita musicale. Da quel punto in poi non dovrai fare altro che alimentare la tua sete di conoscenza musicale. Con questo approccio totalmente aperto guarderai solo verso la bellezza artistica delle esecuzioni, a prescindere dalla loro catalogazione.

Affidati al tuo insegnante e alla tua propensione stilistica, alimenta la tua conoscenza musicale.

  • L’ultimo consiglio, ma non meno importante, è quello di ricercare la piacevolezza e la semplicità dell’esecuzione. Spesso incappiamo nel brutto tranello di ricercare l’infinita complessità tecnica di un’esecuzione per affermare la nostra abilita sullo strumento e concependo la buona riuscita di tutto ciò come punto di arrivo.Tutto ciò, secondo la mia modesta opinione, è del tutto controproducente. La musica è una materia infinita e il musicista non smette mai di studiare e di approfondire. Lo studio che si fa sulla musica deve essere indirizzato al suo impiego più bello: la comunicazione.Cerca sempre di partire da ciò che è intellegibile per te, se non lo è per te non lo sarà mai per l’ascoltatore e cerca sempre di migliorare ciò che per te comunica una sensazione, un sentimento, uno stato d’animo.

Un’esecuzione ben fatta non per forza è un’esecuzione tecnicamente perfetta.


Questa è la mia idea sull’approccio più costruttivo nei confronti degli genere musicali. Dopo una buona parte di percorso didattico, ottenere i vari generi sarà un gioco stupendo. Ognuno ha i suoi ingredienti, come se fosse la ricetta di un piatto prelibato.

La cosa importante è di ricercare sempre la naturalezza e la piacevolezza, sia nell’esecuzione che nell’ascolto.

Mi preme chiudere questo articolo dedicando questa parte conclusiva ad un genere spesso trascurato: la musica popolare.

La musica popolare rappresenta l’identità di un popolo e di intere culture. Questa è la musica più sincera che ci sia, fuori da ogni logica di tendenza o commercio. Spesso le origini e gli autori dei brani popolari sono sconosciuti e si perdono nel tempo.

Questo accade molto probabilmente perché la canzone nasce senza pretese ed appartiene soltanto al vento. Non è affatto da trascurare poiché ci fa capire da dove veniamo. La cosa più importante che non dobbiamo affatto dimenticare è che la musica nasce dalla spontaneità e dalla voglia di libertà dell’uomo: anche il genere più elitario e intellettuale ha il suo incipit tra la gente, nell’umiltà e nella spensieratezza di comunicare qualcosa che si ha dentro, nella voglia di stringersi tutti in una danza o in un canto comune.

La musica popolare rappresenta il nostro passato ed è importante conoscerlo per poter andare avanti in maniera consapevole.

Concludo con una citazione (che mi porta ad autocorreggermi, male non mi fa) di un grande autore che ha dedicato parte della sua opera alla musica popolare:

La musica folkloristica è quella che fa il popolo per divertire le classi sociali più elevate. La musica etnica, invece, è quella che fa il popolo per se stesso. –F. De André

Il messaggio più importante, che spero vi sia arrivato, è quello di lasciarvi coinvolgere da ciò che cattura la vostra attenzione, ma contemporaneamente di aprirvi a tutta la musica che avete intorno. Siate sempre curiosi si sapere cosa c’è oltre il vostro sapere e le vostre conoscenze e, se la musica che ascoltate e suonate vi piace così tanto, chiedetevi da dove viene.

Per fare questo non dimenticate mai di chiedere aiuto al vostro insegnante: in questo modo la musica per voi non si fermerà alle lezioni, ma diventerà una vera e propria compagna di viaggio e una chiave di lettura per conoscere meglio il mondo che vi circonda e, perché no, anche voi stessi.

Un brano musicale ha una durata molto breve, ma racchiude al suo interno dei mondi incredibili. Sta a voi scoprirli. Buon viaggio.

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